La chiesetta della Madonna dell'Altomare

" […] c’è soltanto luce. la luce che domina Otranto come un alchimista domina i propri elementi. […]"


Così descrive Otranto, Roberto Cotroneo nel libro dedicato alla città. Otranto è davvero un'alchimia, il luogo della coincidenza degli opposti, lì dove oriente e occidente intraprendono la gara con la storia.

Venire ad Otranto significa vivere le emozioni a strati, da quello più profondo che ha le radici nella storia, all’aspetto più leggero superficiale e colorato.

Il residence Marimar Apartments è la sintesi di queste anime. Confortevole e a due passi dal mare, regala un'opportunità per i suoi ospiti: la possibilità di visitare il sistema ipogeico “Grotte San Giovanni” di proprietà esclusiva del Marimar Apartments, che ne garantisce la tutela.

L’ipogeo, risalente all’età paleocristiana, realizzato dai Monaci Basiliani speziali che coltivavano le erbe officinali sulle sponde del vicino fiume Idro, occupa il basamento calcareo che ospita la pineta, oasi verde del complesso residenziale. Recentemente restaurato e posto in sicurezza, l’ipogeo fu scavato nei primi secoli del cristianesimo e utilizzato da una comunità ebraica.

Dal vano centrale si accede ad una dipendenza circolare, che termina in un’aula quadrangolare, e ad un lungo dròmos, costellato da numerosi piccoli ambienti rettangolari e semicircolari, provvisti di cellette e chiusi da parapetti in pietra fino ad un’altezza di circa un metro.

All’interno dell’ipogeo è possibile ammirare graffiti di iconografia cristiana databili a epoche diverse, come il chrismon, croci greche e latine stellate e numerosi nomi di persone scritti in greco, in buona parte ormai illeggibili, di cui si riescono a distinguere in maniera più nitida solo alcune lettere.L

a destinazione intermedia dell’intero complesso doveva essere, presumibilmente, quella di deposito-magazzino di età tardo romana per le merci che giungevano nel vicino porto, in attesa di mettersi in cammino sul tratto terminale della via traiana-calabra. Riutilizzato probabilmente dai bizantini nel periodo d’oro otrantino, sarebbe stato poi trasformato in frantoio intorno al ‘600 prima di essere definitivamente abbandonato.

All’interno si conservano ancora tracce di tre torchi alla calabrese mentre sono assenti segni della macina, sebbene si presuma che proprio in vano avvenisse la macinatura e che il dròmos fosse il collegamento con la zona dei torchi, visto che le vasche del dròmos servivano ad ospitare il materiale appena macinato da convogliare in seguito alla spremitura.

A livello stratigrafico, la zona dell’ansa è più in superficie rispetto al pianoro superiore, si ritiene che ciò abbia provocato il crollo dell’ipogeo, a causa del peso dei carri carichi di olive che arrivavano sul pianoro. nel frantoio vigeva una organizzazione interna molto complessa governata da un Nachiro, l’unico a poter decretare quale fosse il buon olio tra le olive precedentemente raccolte dai trappitari e pressate degli animali trainando le barre.

Il complesso sistema ipogeico si estende sul lato opposto della strada con altre cellette e corridoi ed è sempre visitabile dai nostri ospiti. 

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Annalisa Agostinacchio

Avvocato amministrativo e gestore

Ciao sono Annalisa, avvocato amministrativo...